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mercoledì 4 marzo 2020

JLA di Grant Morrison

Stiamo per parlare di un balenottero da 1128 pagine. In pratica 50 e rotti albi da 22 pagine. Più o meno 2 anni di storie della JLA, scritte da uno dei "mostri sacri" del fumetto. Quel Grant Morrison che oltre al feud con Alan Moore è conosciuto anche (e soprattutto) per il suo essere anticonvenzionale, estremo nel tratteggiare dinamiche e situazioni al limite del lisergico. Ma partiamo dalla copertina: ho tenuto in mano questo volume un sacco di volte tra fumetterie e fiere prima di decidermi di comprarlo. Pesandolo, sfogliandolo, coccolandolo quasi. Nonostante questo non mi ero mai accorto di un dettaglio che rischiava di mettere a repentaglio la corretta fruizione del libro.
Sì, perché lasciando stare le battute sulle dinamiche di reciproca disistima tra Grant e Alan di cui accennavo sopra (scherzando ma non troppo), il fulcro di questo post non è tanto quanto mi sia piaciuta questa run, ma quanto alle volte un dettaglio sfuggente e magari accennato influisca in maniera eccessiva e immotivata sul nostro immaginario di lettori.
Intanto: questo JLA OMNIBUS per me è un must have. Il prezzo che all'epoca del lancio sembrava esagerato (60 euro di copertina) in realtà non è poi così alto. Sia per la mole di albi raccolti che per l'evoluzione che c'è stata poi dei prezzi sulle raccolte di questo tipo. Averceli oggi degli omnibus da mille e rotte pagine a questo prezzo di copertina...
Planeta De Agostini oltre a lanciare questo tipo di prodotti editoriali è stata famosa anche (e forse in primis) per i refusi. Beh, sappiate che qui è una collection anche di questi ultimi. Dalle prime pagine troviamo lettere saltate, baloon invertiti e in generale un senso di "superficialità" editoriale abbastanza diffuso. Credo sia l'unico vero "contro" che posso rilevare dopo 1128 pagine di lettura.
Perché pur non essendo un conoscitore così avanzato delle storie della JLA per il modo in cui collaborano e vengono sviluppati nel corso dei vari archi narrativi i personaggi non è così necessario avere piena contezza del loro background.
Stiamo parlando di vere e proprie divinità, che si mettono in gioco e che nell'affrontare le difficoltà e le minacce riescono a farci vedere nel dipanarsi delle svariate decine di albetti tutte le loro skill, i loro superpoteri ma anche il loro essere realmente una proiezione sfaccettata di quanto l'umanità sappia essere sempre migliore di quanto non possa pensarlo.
Poi se come me non masticate tanto dell'epoca (fumettistica) in oggetto, vi troverete un po' spaesati nel trovarvi un membro in particolare con poteri per così dire "diversi" rispetto a quelli classici...prendetela come una scusa per approfondire l'argomento e non come una carenza editoriale nel presentare le storie.
Dopotutto anche all'epoca questo cambiamento è avvenuto nella testata ammiraglia del supereroe in questione e poi di riflesso nelle altre testate. La continuity, volenti o nolenti è fatta anche di questo.

Detto questo: il dettaglio dell'incipit.
Superman ha un taglio di capelli inguardabile per tutta la prima parte della run...Una acconciatura così anni '90 da farlo risultare in una lettura moderna una versione super di Reno Raines.
Ho fatto fatica ad accettarlo, non vogliatemi male. 


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