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lunedì 2 marzo 2020

Dylan Dog - 666

Si è concluso il "Ciclo della Meteora". E come promesso al momento del lancio, Dylan Dog non sarà più lo stesso. Ammetto di aver pensato che gli strilli iniziali fossero solo un modo per agitare le acque, per creare aspettativa verso un "reboot all'italiana". Mi sbagliavo, e ne sono decisamente contento. Non mi aspettavo un numero conclusivo (il 399) metafumettistico, pensavo ad una cosa più semplice dal punto di vista testuale e della grammatica. Un "punto zero" più fisico e meno "filosofico". A conti fatti è stato meglio così. Non per niente noi siamo i lettori e gli architetti dietro le storie che leggiamo e che ci piacciono fanno un mestiere diverso. Prima di andare avanti con la lettura: sì, il post contiene degli spoiler. Quindi occhio che non vi rimborso oltre al tempo che state perdendo a leggere, nemmeno i 3,90 € (cadauno) dei due numeri introduttivi del rilancio.
Dicevamo, Dylan Dog 2020. O Dyd 2.0. O Dylan Dog 666 come da copertina. Un indagatore dell'incubo diverso, che si smarca non solo dai cliché propri di quel fumetto che ci fa compagnia da più di 30 anni ma da tutto l'universo narrativo creato da Sclavi in combutta con i vari sceneggiatori e disegnatori della serie regolari.
In molti si sono lamentati che "questo non è più Dylan". Ovvio, non è il Dylan di Terra-Uno. O forse sì. Boh. Di sicuro il Bonelliverso inteso come un mondo coeso, che coinvolge (e sempre di più coinvolgerà) mondi crossmediali, anche a livello fumettistico ha abbracciato il concetto multiversale caratteristico del comicdom americano. In maniera relativamente blanda con Mister No Revolution, in maniera più stabile e continuativa con questo nuovo Dylan.
Sono stati mantenuti i nuovi personaggi introdotti con la gestione Recchioni, ma è stato dato loro un peso diverso e un background molto più concreto e inserito nella storia presente e passata del Nostro.
Ai disegni troviamo ad introdurci nel nuovo Mondo Dylaniato un Corrado Roi in stato di grazia, per un 401 decisamente interessante che riscrive le origini partendo dalla base dello storico numero 1 della serie originale. Se la storia risulta essere ben più di un tributo ma quanto piuttosto una vera e propria riscrittura, sono il linguaggio e le attitudini del nuovo Dylan a catalizzare l'interesse.
Nel 402, che è poi la conclusione effettiva del 401, oltre a ritrovare Xabaras e ad essere introdotti sempre di più nel mondo di Dylan Dog 666 troviamo (in maniera a memoria mia atipica per un albo di Dyd) l'introduzione al numero 403. Storie quindi che non sono prettamente mono-albo ma che durano "quanto devono durare".
Decisamente un inizio di rilancio che ha saputo coinvolgermi, che sembra aver portato a conclusione il viaggio dell'indagatore dell'incubo verso il 2020, iniziato con la fase precedente alla Meteora, continuato (appunto) con il ciclo della meteora tra alti (molti) e bassi (pochi) e che ora finalmente ci permette di gustare un Indagatore dell'incubo in ottima parte nuovo, a partire dall'assistente, ma anche per il linguaggio e l'attitudine.
Di sicuro io salgo a bordo del nuovo Galeone.

2 commenti:

  1. Concordo, veramente un ottimo nuovo inizio..del 402 ne parlerò presto anch'io

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  2. Io invece ho lasciato perdere, non imbarcandomi.
    Non per qualcosa, ma sono molto tradizionalista: se un fumetto pop nasce come tale, deve continuare a esserlo.
    Non puoi trasformarlo in altro. Io voglio poter andare in stazione e comprare un Dyd qualsiasi sapendo che leggo un fumetto con i soliti cliché e punti saldi, che inizia e finisce.

    Moz-

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